Il potere fragile. I consigli dei ministri durante il sequestro Moro by David Sassoli & Francesco Saverio Garofani

Il potere fragile. I consigli dei ministri durante il sequestro Moro by David Sassoli & Francesco Saverio Garofani

autore:David Sassoli & Francesco Saverio Garofani [Sassoli, David & Garofani, Francesco Saverio]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Fandango
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


Minuta dell’intervento di Cossiga e di Andreotti nel Consiglio dei ministri del 21 aprile 1978

6. L’ora zero

Una frase resta scolpita nella memoria, dell’appello, o sarebbe meglio definirlo supplica, di Paolo VI, agli uomini delle Brigate Rosse, pubblicato il 22 aprile sulla prima pagina dell’Osservatore Romano uscito in edizione straordinaria: Vi prego in ginocchio, liberate l’onorevole Moro, semplicemente, senza condizioni. Preghiera umile, commovente, che tuttavia per questa frase, che sembra chiudere a ogni ipotesi di trattativa, sarà oggetto di varie interpretazioni: suggerita al pontefice per evitare una stridente dissonanza dalla linea della fermezza seguita dal Governo? Lo stesso giorno su La Repubblica alcuni vescovi spiegano la loro adesione all’appello del movimento Febbraio 74 per la liberazione di Aldo Moro: “Il nostro appello – dice monsignor Bettazzi, vescovo d’Ivrea – vuole essere un invito allo Stato Italiano a trovare il modo, pur nella salvaguardia delle sue strutture, di non sacrificare una vita umana”. Parallela alla via umanitaria corre la via politica che il quotidiano dell’ultrasinistra Lotta Continua pone in questi termini: “Dire trattativa, oggi a poche ore dalla scadenza dell’ultimatum, vuol dire proporre apertamente la possibilità di uno scambio: che si faccia come in occasione del caso Lorenz in Germania Federale, quando la vita del deputato democristiano fu salvata tramite il rilascio e l’espatrio di detenuti della RAF. Si dica quel che si vuole, ma noi ci ostiniamo a considerare quella soluzione come certamente migliore di quella del caso Schleyer, quando si arrivò alla strage”. Al caso Lorenz si era riferito proprio Moro nella sua prima lettera diretta a Cossiga. Anche Valentino Parlato sul Manifesto guarda alle conseguenze politiche di un irrigidimento sulla linea della fermezza: “Come non riflettere sul fatto che, ove sul paese ricadesse il cadavere di Aldo Moro quella parte democratica della Dc, che fino a oggi ha retto oltre le nostre aspettative, rischierebbe di essere spazzata via da un violento rigurgito di anticomunismo quarantottesco?”. Si cerca una via d’uscita dall’impasse, una mediazione di riconosciuto valore per avviare un contatto con le Brigate Rosse, che Zaccagnini individua nella Caritas Internationalis. Ma con quale mandato? Che i margini di tempo siano ormai stretti non è solo una sensazione. Lunedì 24 aprile le Brigate Rosse diffondono il comunicato n. 8 e una nuova lettera di Moro al segretario della Dc. Nel comunicato brigatista si respinge ogni mediazione: dovrà essere la Dc a pronunciarsi in modo chiaro e senza equivoci sulla proposta di rilasciare tredici brigatisti (tra essi Renato Curcio) in cambio della liberazione del Presidente della Dc. Ma nella lettera di Moro che afferma: siamo all’ora zero, si coglie qualcosa di diverso, una sorta di rassegnazione, nel passaggio in cui scrive: “Per una evidente incompatibilità chiedo che ai miei funerali non partecipino autorità dello Stato, né uomini di partito perché non degni di accompagnarmi con la loro preghiera e il loro amore”. Convocato a Palazzo Chigi il Cis (Comitato interministeriale per la sicurezza) sotto la presidenza di Andreotti, respinge perché giuridicamente irricevibile, la proposta delle Br. Nel comunicato emesso al termine



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